Banksy per un giorno, com'è la mostra «immersiva» di Firenze che ti fa diventare uno street artist | Corriere.it

2023-01-05 18:49:55 By : Mr. Bill Zhou

Salva questo articolo e leggilo quando vuoi. Il servizio è dedicato agli utenti registrati.

Trovi tutti gli articoli salvati nella tua area personale nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.

A Firenze, in una chiesa sconsacrata, la mostra sull'artista senza volto. L'esperienza di visita arricchita dalle nuove tecnologie, dal laser alla realtà virtuale 

Il momento più bello è quando viene fuori l’artista (o il teppista) che c’è in te. Premi sul tasto della finta bottiglia spray, che altro non è se non un «cannone» a forma di bomboletta, e il muro si imbratta di uno sgorbio blu elettrico. Poi metti mano a uno stencil e, sempre con il tuo finto spray, disegni sul muro digitale una delle più famose opere dell’artista in questione: la bambina di profilo che lascia andare verso il cielo il suo delizioso palloncino rosso. Così ti senti Banksy, così conosci Banksy. 

Siamo a Firenze, alla Cattedrale dell’Immagine, una chiesa sconsacrata dal 1986, quando ancora si chiamava Santo Stefano al Ponte, appoggiata a quella via dei Georgofili resa celebre dall’esplosione omicida ordinata da Totò Riina. Il Ponte Vecchio separa la «cattedrale» del Rinascimento, gli Uffizi, da questa cattedrale dell’arte moderna che dopo la trasformazione in esposizione permanente ha ospitato decine di mostre, da Klimt a Monet, da Van Gogh a Magritte, da Dalì a Leonardo da Vinci («quella preferiamo proporla nel periodo estivo, quando la città è piena di turisti stranieri — spiega il direttore generale Andrea Moreschini — in inverno quando prevalgono gli italiani puntiamo su un target più ricercato»). La particolarità di queste mostre è di essere «immersive». Con l’aiuto della tecnologia il visitatore entra nel percorso artistico dell’artista facendo sue tecniche, ambientazioni, declinazioni, ispirazioni. Ora è il momento di Banksy, il writer senza volto che si è fatto artista a tutto tondo, facendo impazzire le quotazioni delle sue opere tra arte e denuncia, tra simbolismo e raffigurazione. Dedicare a lui una mostra immersiva ha una prima conseguenza: i numeri. La stragrande maggioranza dei visitatori è composta da under 40. Un modo di avvicinare all’arte che lascia il segno anche sui più giovani. E la mostra attualmente programmata fino a febbraio verrà quasi certamente prorogata.

LOGIN è andato a visitarla, con l’opportunità di provare ogni risorsa tecnologica messa a servizio del visitatore. L’ingresso è nella parte più «analogica» quella dove il percorso di Banksy è raccontato in quattro sezioni che rappresentano le principali macroaree dei graffiti del misterioso artista: la protesta e i diritti civili, la guerra, i bambini e le loro emozioni, l’arte vera e propria, che comprende anche la collaborazione per la realizzazione di copertine di dischi. In questa sala c’è però anche l’opportunità di provare i primi «additivi» 2.0 della mostra. Il primo. Attraverso un visore per la realtà virtuale si può attraversare l’arte di Banksy secondo un percorso geografico in 3D. Si parte in un sobborgo popolare inglese, con di fronte i notissimi poliziotti londinesi che si baciano, girando la testa si prosegue attraversando un «block» statunitense dove spicca la bambina con il palloncino. Poi il graffito in cui un operaio scalpella via una delle stelle della bandiera della Ue (realizzato in occasione della Brexit) fa da cesura tra l’Occidente e il Medio Oriente. Ci si arriva attraverso un lungo tunnel che si percorre a velocità crescente, come a bordo di un vagoncino delle montagne russe, circondati dai famosi stencil dei topolini e di altre figure che hanno reso celebre l’artista. E si piomba in Palestina, uno dei luoghi colpiti dalla guerra più graffitati da Banksy, che recentemente ha dipinto anche le macerie lasciate a Kiev dalla guerra Russia-Ucraina, per arrivare contro i muri della Cisgiordania, con il combattente dell’Intifada che lancia il mazzo di fiori e i due putti vestiti da operai intenti a scardinare la barriera di cemento eretta dagli israeliani.

Tolto il casco della prima esperienza virtuale si può subito passare alla seconda che è, appunto, un «muro» su cui è possibile graffitare in modo digitale. Davanti a noi una scolaresca applaude il compagno di classe, evidentemente non nuovo all’esperienza, che lascia sul muro un disegno degno di un valente artista di strada. Poi tocca al custode della sala che graffita la sua decorativa firma in arabo, infine viene il nostro turno. E l’emozione, come già detto, è grande. L’altra sala è quella immersiva vera e propria. È la navata principale della chiesa, dalla pala dell’altare a un grosso pulpito marmoreo posto quasi in fondo a essa. Le immagini sacre alle pareti sono state tutte coperte, le cornici sono rimaste e sono state recuperate per esaltare le immagini che vengono proiettate sulle pareti. Tutto attorno 28 proiettori al laser trasmettono un filmato di 35 minuti dedicato alle opere pop dell’artista («È tutto prodotto da noi assieme a Pixel Shapes, dalle installazioni ai filmati, al software del muro digitale», aggiunge con una punta di orgoglio Moreschini).

Quando entriamo esplode in tutta la sua grandiosità sull’altare la figura del pagliaccio giallo e rosso con disegnato sulla blusa il logo di una nota marca di hamburger. Tutto attorno, dentro le cornici, compaiono opere che il laser rende così definite da sembrare realmente graffitate in quel punto. Il filmato va in loop e anche in questo caso è diviso per fasi, una per ognuna degli ambiti artistici del writer più misterioso che mai: protesta, guerra, Palestina, consumismo, topi, bambini, arte e musica. Infine, l’ultimo tuffo nell’arte di Banksy lo riserva il pulpito. All’interno è realizzata una gabbia di specchi su cui viene proiettata l’arte di Banksy per far vivere a 360 gradi l’esperienza. Un’esperienza da vivere.

Ogni venerdì, GRATIS, un nuovo appuntamento con l’informazione