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di Carlo Valentini Twitter: @cavalent

Cronache dal coronavirus al tempo di Pasqua. Don Francesco Gravina, parroco a Santa Maria della Salute, a Napoli, sta celebrando la Messa, in queste festività, dal tetto della sua chiesa. Ha adattato alla meglio una parte non scoscesa e installato un piccolo altare, così da tutte le case attorno si affacciano a finestre e balconi e partecipano. Dice: «Lo streaming non basta a colmare la voglia di umanità e vicinanza. È tanta la voglia di partecipare che devo raccomandare a tutti di non sporgersi dai balconi e dai davanzali».

La Messa sul tetto supplisce anche al fatto che è stata cancellata la processione di San Gennaro, quindi il busto e le reliquie del Santo non lasceranno la Cattedrale per essere portate a spalla attraverso i vicoli in festa. Il cardinale Crescenzio Sepe officerà il rito all'interno della Cappella e se il sangue si scioglierà sarà di buon auspicio, come vuole la tradizione, per uscire dalla pandemia. Dice Riccardo Imperiali di Francavilla, che guida la Deputazione di San Gennaro: «La cerimonia a porte chiuse è molto triste ma in questo momento deve prevalere il rispetto delle misure e il buon esempio. Il nostro Santo ci protegge anche senza la processione, tutte le preghiere saranno rivolte affinché finisca questa epidemia».

A Prato invece la Diocesi ha attivato Pronto Prete, l'assistenza spirituale al telefono. Si compone il numero 800.401.052 e risponde uno dei sei sacerdoti che sono stati dirottati su questo servizio. Spiega il vicario della Diocesi, monsignor Nedo Mannucci: «In questo momento mancano i rapporti tra le persone, la gente ha bisogno di comunicare».

Invece i problemi di coppia, che la convivenza forzosa per un lungo periodo può provocare, sono affrontati al centro d'ascolto dell'Alfid, l'Associazione laica famiglie in difficoltà. Dice le presidente, Sandra Dorigotti: «Ci sono le tensioni legate alle separazioni e i problemi dei figli dei genitori separati che spesso non vogliono spostarsi e comunque gli spostamenti sono problematici. In generale un consiglio è quello di tenere un diario, un elemento su cui depositare i momenti di tensione».

Se poi la quarantena provoca problemi del sonno, l'Aims, Associazione italiana di medicina del sonno, mette a disposizione i propri esperti: «Risponderanno via Skype alle richieste di tutti quelli che sentono di avere bisogno», dice l'ex presidente Liborio Parrino. «Per esempio le persone possono essere portare a dormire troppo a lungo, incidendo negativamente sul ritmo circadiano (è il nostro orologio biologico che determina anche la produzione di determinati ormoni e neurotrasmettitori, Ndr)». Lo slogan è: #ioresto a casa… dormendo bene. Bisogna cliccare il sito www.sonnomed.it.

Tra le iniziative di solidarietà vi è quella attuata in modo congiunto da Regione Emilia-Romagna e Unieuro che hanno donato mille smartphone per consentire ai ricoverati negli ospedali di dialogare coi propri cari e coi propri amici. «Pubblico e privato si sono uniti», dice l'assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, «per occuparsi anche della parte emotiva dei pazienti Covid, riducendo il carico di sofferenza causato dalla distanza».

Mentre a Torino, Yagoub Kibelda s'è presentato alla Protezione civile con un assegno di mille euro. È il rappresentante della comunità sudanese: «Abbiamo donato quel che potevamo», dice, «lo abbiamo fatto perché vogliamo sentirci cittadini di questa città e di questo Paese che amiamo, che ci ha accolti e ci ha salvati».

Poi c'è la blasonata distilleria Nardini, a Bassano del Grappa, che ha donato tremila confezioni di grappa igienizzante a chi lavora negli ospedali (e agli alpini dell'ospedale da campo di Bergamo). Si tratta di un composto di alcool etilico, acqua di cedro e oli essenziali. Non viene commercializzato ma prodotto solo in queste settimane d'emergenza. «Ospedali, ospizi e case di cura», racconta Michele Viscidi, ad della Nardini, «continuavano a chiamare in azienda per ordinare bottiglie di grappa da utilizzare come disinfettante, poiché quelli tradizionali erano introvabili. Allora ci siamo inventati questa soluzione liquida in una confezione mignon, adatta al taschino del camice di medici e infermieri, dotata di spruzzatore e che potranno utilizzare per le mani e gli oggetti da lavoro».

Chi non vuole rinunciare al fashion potrà procurarsi le mascherine griffate Calzedonia, che sta dedicando gli impianti di Avio (Trento), Gissi (Chieti) e della Croazia alla produzione di queste mascherine, le prime sono state donate all'ospedale di Verona. Tra i marchi della moda che nell'emergenza si sono riconvertiti vi è anche Pal Zilieri, sede a Quinto Vicentino, che oltre alle mascherine propone una serie di camici dalla fattura impeccabile.

Tra le App ideate sulla spinta dell'emergenza vi è quella realizzata dal Laboratorio di robotica dell'università di Siena. Si chiama No Touch Face e avverte con una vibrazione o un suono se stiamo per avvicinare la mano al viso, un atto fortemente sconsigliato in tempi di contagio. Spiega Domenico Prattichizzo, il docente a capo del team: «Toccarci il viso è istintivo, lo facciamo 23 volte l'ora, praticamente ogni due minuti. L'antidoto può essere questa App, in grado di dialogare con un comune magnete da indossare, per esempio inserendolo in una collana. Attraverso il campo magnetico è possibile capire quando la mano si avvicina al viso». L'applicazione è open-source, gratuita, si può già scaricare su Google Play ma ancora non è adattata a tutti i tipi di smartphone.

La digitalizzazione è al centro anche di un'iniziativa dell'università di Pisa, che ha costituito l'Osservatorio musei chiusi-musei aperti, visitabile sul proprio sito Museia, coordinato dalla docente (dipartimento Forme del sapere) Antonella Gioli: «La chiusura dei musei sta producendo sperimentazioni molto interessanti con massiccio utilizzo del web e di altri canali, il nostro obiettivo è raccogliere e studiare tutte le varie forme in cui si esprime questa resilienza culturale».

Infine il sindaco di Sant'Elpidio a Mare (Fermo) ha lanciato l'idea di portare i contagiati nei campeggi della località turistica che sono ovviamente vuoti. «I malati che hanno bisogno di assistenza stiano negli ospedali», dice il sindaco Alessio Terrenzi, «ma i positivi che non hanno problematiche potrebbero confluire nei campeggi, con tutta la cura e la vigilanza medica necessaria, dove possono stare bene e anche all'aria aperta». Insomma come salvare contagiati e turismo in un colpo solo.

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