Infezione da Coronavirus: informazione e consigli - RobertoGava.it

2023-01-05 17:36:25 By : Mr. martin ku

Nuovo Videocorso: L'importanza di una Medicina Umanizzata Preventiva

In questi giorni siamo sommersi da messaggi di grande allarme sanitario … che, nelle persone carenti di competenze specifiche, diventa essenzialmente paura. La paura poi è origine di molti mali: diffidenze, divisioni, fughe, rinunce, reazioni emotive, contrasti, spese irrazionali e molto altro in base alle caratteristiche di ognuno di noi. Alla fine, la paura della malattia può essa stessa creare malattia, perché crea tensione, stress e lo stress prolungato slatentizza i punti deboli della persona: può far salire la pressione, può causare aritmie cardiache, disturbare il sonno e la digestione, scompensare un equilibrio precario, specie negli anziani o nei malati cronici … e alla fine indebolisce il sistema immunitario. Proprio quello che in questo periodo non deve avvenire! La terapia deve essere basata prevalentemente su tre pilastri essenziali:

Questo lavoro vuole essere solo uno stimolo per una riflessione più ampia che poi ognuno dovrà personalizzare. Partiremo cioè da alcune informazioni tecniche sull’infezione da Coronavirus per passare ad analizzare i fattori principali che permettono di ammalarsi e giungere poi a spiegare quali possono essere le modalità per prevenire la patologia o per limitarne fortemente l’entità in modo che passi senza ledere troppo l’organismo. Il segreto, ovviamente, è sempre quello di fare il possibile per fortificare il nostro sistema immunitario ed è proprio quello che cercheremo di spiegare. Cerchiamo allora di conoscere questa infezione da Coronavirus e di capire cosa possiamo concretamente fare oggi alla luce dell’attuale situazione italiana.

I Coronavirus sono una grande famiglia di virus respiratori a filamento singolo di RNA a senso positivo. Possiedono un diametro di circa 80-160 nm (1 nanometro è un milionesimo di millimetro) e il loro genoma è tra i più lunghi dei virus a RNA (conta circa 30.000 basi azotate). Il nome “coronavirus” deriva dal loro aspetto al microscopio elettronico, dove le proteine a forma bulbosa poste sulla loro superficie esterna creano un’immagine di corona. Queste proteine sono proprio quelle che permettono al virus di attaccarsi alla membrana cellulare delle cellule che poi infetteranno. Successivamente il virus penetra all’interno della cellula obbligandola a codificare il suo RNA, le proteine dell’involucro esterno e quindi il virus intero che poi uscirà dalla cellula per infettare altre cellule e così via (1). I comuni Coronavirus sono responsabili di patologie in mammiferi e uccelli, nei quali provocano diarrea (mucche e maiali) o malattie delle vie respiratorie (polli). Nell’uomo, i comuni Coronavirus provocano infezioni respiratorie spesso di lieve entità come il raffreddore comune, ma in qualche caso possono causare polmoniti virali non gravi (i normali Coronavirus sono responsabili di circa il 20% di tutte le polmoniti virali), ma raramente possono causare anche una Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS). Come è accaduto con altri virus, anche alcuni Coronavirus specifici degli animali, e che normalmente non infettano la nostra specie, possono fare un “salto di specie” e passare all’uomo causando allora polmoniti molto gravi e occasionalmente potenzialmente letali. In questo caso, la gravità della patologia dipende dal fatto che, se il virus è nuovo, il nostro sistema immunitario non lo conosce perché non è mai venuto a contatto con lui, non sa difendersi e subisce l’attacco che diventa particolarmente violento e pericoloso nei soggetti immunologicamente deboli o immunodepressi, specie gli anziani portatori di patologie croniche importanti o altri soggetti deboli a livello immunitario, cardiopolmonare, renale o metabolico. Oggi conosciamo 7 Coronavirus umani. I primi 4 dell’elenco seguente sono molto comuni (sono detti anche “virus del raffreddore”) e sono stati identificati negli anni ’60, mentre gli ultimi 3 sono stati identificati in questi ultimissimi anni:

Il SARS-CoV-2 è stato denominato “nuovo Coronavirus” perché è un nuovo ceppo di Coronavirus che non è mai stato precedentemente identificato nell’uomo. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan (Cina centrale). Sembra, ma non è certo, che la maggior parte dei casi abbia avuto inizialmente un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood (Cina meridionale), un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.

Il SARS-CoV-2, infatti, è geneticamente identico per il 96% a un noto Coronavirus dei pipistrelli e per l’86-92% a un Coronavirus del pangolino. Pertanto, la trasmissione di un virus mutato dagli animali all’uomo è la causa più probabile della comparsa di questo nuovo Coronavirus.

I Coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra principalmente attraverso il contatto diretto con la saliva, i colpi di tosse e gli starnuti (bisogna trovarsi entro un raggio di circa 1-1,5 metri), ma verosimilmente anche attraverso un contatto diretto con le mucose oro-nasali o la mano di un malato (il malato ha facilmente le mani contaminate, perché è facile che si tocchi il naso o se le metta davanti la bocca quando tossisce o sternutisce) (5). Infatti, in Cina, la principale causa di contagio (78-85%) è avvenuto all’interno della famiglia e in particolare a causa di goccioline aero-trasmesse da portatori di infezione che si pongono a stretto contatto con una persona. La trasmissione nell’aria su lunghe distanze (oltre 1,5-2 metri), specie se in ambienti grandi o all’aperto, non è una importante causa di diffusione (6). Chi è stato toccato dalla una mano di un malato è a rischio di ammalarsi solo se si mette la mano in bocca o se si tocca le mucose di naso e occhi prima di essersi lavato accuratamente le mani. Un malato può diffondere i virus durante i sintomi della malattia ma, come per tutte le virosi, lo può fare anche nei 5-6 giorni che precedono la manifestazione clinica dei sintomi (verosimilmente anche nei 15 giorni precedenti) e quindi prima che si scopra che è stato realmente infettato. Sembra che il virus si localizzi inizialmente nella gola di chi si è infettato e lì si moltiplica rapidamente e in quantità elevata per poi passare nel sangue e diffondersi a tutto l’organismo, in particolare nei polmoni attraverso l’aria inspirata. Per questo è importante usare, come prevenzione ma specialmente ai primissimi sintomi, dei collutori capaci di bloccare la crescita virale locale (vedi oltre).

Come abbiamo già detto, questo è un virus nuovo per il nostro organismo e per di più non ha una incubazione breve con gli altri virus del raffreddore o dell’influenza e quindi una persona può essere stata contagiata e diffondere il virus per vari giorni prima di presentare i sintomi dell’infezione. Inoltre, i dati sono ancora incerti, ma pare che ci siano molti portatori sani che hanno superato la malattia con pochissimi sintomi o senza neppure accorgersene e quindi continuano a contagiare involontariamente gli altri. È per questo motivo che la prima e più importante regola per limitare la diffusione di questa infezione è restare a casa, limitare i contatti e usare le mascherini per proteggere sia se stessi sia gli altri.

Secondo l’OMS, i sintomi dell’infezione da SARS-CoV-2 non sono specifici e la presentazione della malattia può variare da nessun sintomo (soggetto asintomatico) a grave polmonite e morte. Di solito questa infezione inizia quasi sempre in modo subdolo e come se fosse una banale sindrome influenzale con sintomi come quelli del comune raffreddore o di una semplice faringite. La durata di questi sintomi è variabile, perché dipende dalla forza immunitaria della singola persona. Se il soggetto è immunologicamente debole, l’infezione si intensifica e allora i sintomi da locali diventano sistemici (perché i virus si estendono a tutto l’organismo) e compare la febbre. Dato che questo virus ha una affinità particolare per il tessuto polmonare, nei soggetti più deboli, anziani e/o immunodepressi, induce una polmonite basale o disseminata che si manifesta con difficoltà respiratoria, tosse secca insistente e febbre elevata. In alcuni soggetti questa sintomatologia diventa particolarmente grave e può portare a morte. Più specificatamente, a partire dal 20 febbraio 2020 e sulla base dello studio di 55.924 soggetti cinesi che hanno ottenuto la conferma dell’infezione con il tampone faringeo, i segni e i sintomi più rappresentati sono stati i seguenti:

Altri due studi (7, 8) hanno evidenziato sintomi simili. Inoltre, quasi sempre c’è una spiccata riduzione dei linfociti (in genere 500-600/mcL) e nella maggior parte dei pazienti le concentrazioni della proteina C reattiva (PCR), dell’enzima lattico-deidrogenasi (LDH), della ferritina, delle transaminasi epatiche e della proteina siero amiloide A (proteina della fase acuta) sono elevate (9).

In circa l’80% degli infetti sviluppa solo una malattia lieve e solamente nei casi più gravi l’infezione può causare polmonite basale, in genere bilaterale, con difficoltà respiratoria acuta grave e talvolta la morte (10). Infatti, il 10% dei pazienti è così grave da aver bisogno di respirare ossigeno altamente concentrato (e non solo per pochi giorni, più spesso per 2-3 settimane), mentre quelli veramente più gravi (circa l’8-13% delle persone) hanno bisogno del ricovero in Terapia Intensiva per poter disporre della respirazione assistita. Secondo il suddetto documento dell’OMS (6), la durata della patologia dal suo inizio sintomatologico fino alla guarigione è in media di 2 settimane nei pazienti precedentemente sani e che durante la malattia avevano sintomi lievi. La malattia dura circa 3-6 settimane nei pazienti gravi e critici che sono diventati così perché già precedentemente malati o immunodepressi per vari motivi.

Dato che l’infezione da Coronavirus si esprime inizialmente in modo subdolo e con sintomi banali come quelli del comune raffreddore o di una semplice faringite, all’inizio la persona può sottovalutare i suoi disturbi e non fare nulla. Questo può accadere a tutti, perché chiunque di noi potrebbe in qualsiasi momento prendersi un raffreddore con lieve febbricola e malessere generale e quindi potrebbe chiedersi: è una normale virosi stagionale o è l’inizio di una infezione da Coronavirus lieve-moderata? È ovvio allora che viene spontaneo chiedersi:

Va subito precisato che si raccomanda di non andare subito al Pronto Soccorso se non si hanno sintomi importanti (febbre elevata con difficoltà respiratoria evidente) che testimonierebbero un interessamento polmonare, perché si rischia di aggravare la condizione altrui (trasmettere virus). È facile che in questa situazione i malati si sentano abbandonati in casa, soprattutto perché anche i medici possono contrarre l’infezione e alcuni si sono effettivamente ammalati e quindi pure i medici hanno paura di ammalarsi. Il risultato è che molti pazienti, specie quelli che vivono soli, rischiano di restare in casa senza cure … e allora la paura aumenta! Ovviamente, se la febbre rimane elevata a lungo o se dovesse comparire difficoltà respiratoria, non si deve indugiare e bisogna recarsi subito in ospedale per le cure del caso.

È pertanto importante capire quali sono le principali differenze tra l’infezione da Coronavirus e una infezione virale stagionale comune e non pericolosa … se non altro per tranquillizzare molte persone e per spiegare cosa devono fare a quelle particolarmente a rischio e con dubbi sintomi iniziali! Va subito detto che differenziare queste due patologie è talvolta difficile, è di esclusiva competenza medica e l’analisi va obbligatoriamente personalizzata sul singolo caso. Comunque, data l’emergenza del momento, credo sia importante fornire qualche parametro alle persone che vivono questo periodo con una particolare ansia. Precisiamo che l’esatta diagnosi del tipo di infezione è possibile solo con l’esame microbiologico di un campione prelevato con il tampone faringeo che utilizza la tecnica della PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), un esame che fornisce l’esito in poche ore. Purtroppo anche questo esame può commettere degli errori in alcuni casi (sono possibili sempre sia dei falsi positivi che dei falsi negativi) e quindi sarebbe da ripetere l’esame una seconda volta per avere una sicurezza maggiore. Per quanto riguarda le modalità per poter distinguere l’infezione da Coronavirus da una infezione virale stagionale comune e non pericolosa, gli studi pubblicati in questo ultimo mese e alcuni documenti dell’OMS (11) ci permettono sicuramente di dare alcune importanti informazioni. Ad esempio, sembra accertato che raramente il SARS-CoV-2 ammala i giovani con età sotto i 18-20 anni e, se li ammala, induce in loro solo una lieve patologia simil-influenzale (7): a seconda dei punti deboli del soggetto colpito, può presentare i sintomi di un raffreddore catarrale con secrezione nasale oppure i sintomi di una rino-faringite o di una rino-sinusite (di solito frontale) che in taluni casi evolve in laringo-tracheite con raucedine e alterazione del tono della voce. Inoltre, i dati preliminari che arrivano dagli studi condotti in Cina indicano che i bambini colpiti dal virus sono stati infettati dagli adulti, piuttosto che viceversa, mentre nel caso del virus influenzale accade proprio l’opposto: i bambini sono un importante veicolo di trasmissione comunitaria del virus dell’influenza e sono essi che contagiano agli adulti. Un altro elemento che permette di distinguere la virosi da SARS-CoV-2 dai virus della sindrome influenzale che colpisce le prime vie respiratorie è che la prima, come abbiamo detto, ha una incubazione più lunga della sindrome influenzale e quindi si diffonde un po’ meno velocemente, ma alla fine coinvolge un maggior numero di persone perché molti pensano di stare bene e quindi non usano precauzioni e vanno a contatto con i sani diffondendo a loro il virus. È per questo che è importante chiedere a tutti di “Restare in casa” in modo da limitare il picco dell’epidemia e ridurre il numero dei contatti e quindi anche dei contagi. Il SARS-CoV-2 non si esprime praticamente mai solo con i comuni sintomi del raffreddore (starnuti e secrezione nasale) (6, 9). Questi sintomi possono esserci, ma solo in uno stadio iniziale e poi possono avvenire tre evoluzioni:

Quindi, se compare una semplice sintomatologia di rinite, rinosinusite o rinofaringite (cioè poco più di un banale raffreddore), anche se è accompagnata da una febbricola, e questi sintomi non vanno rapidamente peggiorando accompagnandosi a tosse secca insistente e difficoltà respiratoria, ma restano per pochi giorni o anche per 7-10 giorni e poi si riducono gradualmente come accade rispettivamente per una semplice forma virale o per una infezione lieve da SARS-CoV-2, non bisogna assolutamente preoccuparsi, ma nel secondo caso si potrebbe anche essere contenti di aver superato l’infezione e di avere acquisito uno stato di immunità! La raccomandazione importante in tutti questi casi, finché non si è certi della diagnosi e quindi finché non si è guariti, è di restare in casa evitando i contatti ravvicinati con gli altri. In genere, comunque, l’infezione da SARS-CoV-2 ha caratteristiche cliniche tali che, specie quando l’infezione è di entità importante-grave e secondo i dati forniti dal suddetto documento dell’OMS (6), permettono di differenziarlo abbastanza facilmente dalle comuni virosi stagionali (raffreddore, rinosinusite, rinofaringite, laringo-tracheite, sindrome influenzale, ecc.) (Tabella 2):

In Cina la mortalità da SARS-CoV-2 è stata di circa il 2,1% e quindi molto più bassa di quella mondiale attuale (5,8%) e in particolare di quella italiana (circa 12,8%). Chiaramente finché questa pandemia è in corso non si possono fare stime precise, ma bisogna considerare che, dato che questo virus è particolarmente pericoloso negli anziani, se un Paese è ricco di anziani (età media della popolazione elevata) è facile che abbia un tasso di mortalità maggiore. Infatti, l’età media dei cinesi è bassa (circa 37 anni), mentre l’età media degli italiani è discretamente maggiore (circa 46 anni). Quindi è comprensibile che in Italia la mortalità sia aumentata. Bisogna però dire che è ancora decisamente troppo presto per trarre conclusioni: sono dati altamente provvisori perché non conosciamo l’esatto numero dei contagiati da SARS-CoV-2, che verosimilmente sarà un numero elevato (molte persone sono scarsamente sintomatiche e quindi non sono state registrate, inoltre la mortalità viene calcolata sul numero totale di infetti, ma se non facciamo il tampone faringeo a tutta la popolazione [cosa improponibile] non potremo mai sapere quanti sono coloro che sono stati contagiati da questo virus e quindi la mortalità sarà sempre sovrastimata). Quindi, dovremo attendere ancora qualche mese per avere dati più precisi, ma stiamo assistendo ad una estensione di questa infezione a tutto il mondo ed è probabile che ucciderà decine di migliaia di persone per ancora molti mesi. Per i dati di cui disponiamo, possiamo anche dire che la mortalità da Coronavirus è fortemente influenzata, oltre che dall’età della persona colpita e dalle sue condizioni di salute preesistenti, anche dall’aiuto che il malato ottiene dal Sistema Sanitario Nazionale. Le condizioni Sanitarie del Paese colpito sono molto importanti, perché il 20% delle persone infette in Cina ha avuto bisogno di cure ospedaliere per settimane (6), però la maggior parte dei letti erano già occupati da persone che erano ricoverate per altre malattie. Infatti, i malati gravi da SARS-CoV-2 muoiono in percentuale maggiore se non sono disponibili letti nei reparti di Terapia Intensiva. Pertanto, la cosa più importante è in primo luogo contenere in modo aggressivo la diffusione del virus per mantenere basso il numero di pazienti gravemente malati e in secondo luogo aumentare il numero di letti (compreso il materiale sanitario e il personale medico e infermieristico) fino a quando non ce ne sarà abbastanza per i malati gravi (è proprio quello che il nostro Governo ha cercato di fare fin dai primi giorni).

I virus possono entrare e moltiplicarsi in tutte le persone che vengono a contatto con essi causando però effetti diversi. Per quanto riguarda il Coronavirus, i dati finora disponibili ci permettono di dire che questa infezione può causare quadri sintomatologici molto diversi nelle persone colpite e questo dipende essenzialmente dalle condizioni del loro sistema immunitario (2, 3, 12).

Il reale e concreto rischio da infezione da SARS-CoV-2 dipende dalle condizioni del sistema immunitario:

1- Un gruppo di persone che ancora non sappiamo quantificare può presentare un’infezione asintomatica o lieve, con sintomi che non attirano l’attenzione del soggetto. È difficile dire quante persone possano essere colpite perché, come per tutte le infezioni virali, alcuni soggetti sono asintomatici o presentano i disturbi analoghi a quelli di un comune raffreddore o di una lieve e transitoria faringite. Queste persone di solito non sono anziane, hanno un sistema immunitario molto robusto e in genere non si sottopongono neppure a controlli medici perché non pensano di avere l’infezione. Va però detto che, secondo il documento degli esperti dell’OMS (6), molte persone infette prima o poi sviluppano i sintomi. Quindi, potenzialmente, a rischio siamo tutti, perché ognuno di noi può trovarsi “momentaneamente” in una condizione di rischio “temporaneo” a causa di alcuni fattori squilibranti e indebolenti il sistema immunitario. Tra le principali cause di squilibrio ricordo essenzialmente:

Se le condizioni immunosquilibranti non sono state gravi, intense e troppo prolungate e se il soggetto è abbastanza robusto e non anziano, nell’80% dei casi l’infezione SARS-CoV-2 si manifesterà in modo lieve e quindi basterà restare in isolamento/quarantena per circa 15-20 giorni.

2- Il 10-14% delle persone infettate, però, a causa di patologie croniche preesistenti aggravate dalle suddette condizioni può trovarsi in una situazione immunologicamente così debole da sviluppare una patologia grave che richiede il pronto ricovero ospedaliero in condizioni di isolamento. Effettivamente, l’infezione da Coronavirus viene generalmente aggravata dalla presenza di alcuni fattori tra i quali ricordo prevalentemente:

3- Un altro l’8-10% delle persone infettate, a causa delle loro precarie condizioni immunitarie, può entrare in uno stato molto critico e una parte di queste persone può addirittura andare incontro alla morte per cedimento multi-organo nonostante i potenti ausili terapeutici oggi disponibili in Terapia Intensiva. Queste persone sono quelle così deboli da non riuscire a gestire la patologia, di solito vanno incontro ad una polmonite basale bilaterale (75-79% di questi casi) che è caratterizzata da dispnea intensa con frequenza respiratoria di circa 30 atti/minuto, saturazione di ossigeno 90% (misurata con l’ossimetro su un dito di una mano) o pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso del 50-60% (misurata con l’emogasanalisi) e infiltrati polmonari in più del 50% del campo polmonare anche entro 24-48 ore (il lobo più colpito sembra essere quello inferiore destro) (13); se non ricevono una respirazione assistita (intubazione), rischiano di soccombere per insufficienza respiratoria, shock settico e insufficienza multi-organo in un tempo molto variabile e soggettivo (14). Secondo i dati pubblicati da uno studio (15), tra i soggetti in condizioni critiche, solo l’11% non ha manifestato febbre fino a 2-8 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, l’intervallo temporale medio dall’esordio dei sintomi alla conferma radiologica della polmonite è stato di 3-7 giorni e quello dall’insorgenza dei sintomi all’ammissione in Terapia Intensiva è stato di 7,0-12,5 giorni

A tale proposito chiedo: perché non vengono indagati un po’ meglio i motivi per cui una persona muore di Coronavirus e un’altra invece supera l’infezione? Questo è il quesito al quale noi medici dovremmo dare una risposta, perché se riuscissimo a capire il motivo per cui uno si ammala gravemente o muore e perché invece uno guarisce, si potrebbe veramente impostare una efficace e specifica Medicina Preventiva.

Nessun virus è capace di vivere e di riprodursi al di fuori di un essere vivente (uomo o animale), ma può sopravvivere un po’ di tempo all’esterno (si ritiene che il Coronavirus non possa sopravvivere alcune ore fuori dell’ospite, ma i dati sono ancora incerti dato che il SARS-CoV-2 è un virus nuovo e ancora non sufficientemente conosciuto e studiato; infatti alcuni dicono che potrebbe sopravvivere anche fino a qualche giorno all’interno delle case). La vera prevenzione del contagio dipende dalla probabilità che le persone hanno di entrare in contatto con i virus emessi da soggetti malati o portatori sani (sono definiti portatori sani coloro che sono stati contaminati dal virus senza manifestare i sintomi o perché è ancora presto per manifestarli o perché non li manifesteranno mai essendo capaci di eliminare il virus). Le norme di prevenzione del contagio da Coronavirus cinese sono praticamente le stesse che valgono per tutti i virus (16, 17, 18) e che ora cercherò di riassumere.

Se andiamo a rileggere l’elenco delle persone a rischio e la Tabella 2, ci si rende subito conto che la prima prevenzione deve mirare a tenere forte e ben funzionante il nostro sistema immunitario. Questo punto è fondamentale e lo si deve rispettare sempre e per la prevenzione di qualsiasi patologia, infettiva o non. Quindi, la prima e più efficace prevenzione resta sempre quella di avere un corretto stile di vita! Il nostro organismo è quasi sempre capace di superare l’attacco che gli viene mosso da qualsiasi virus, batterio, fungo o germe esistente o non ancora creato, purché noi lo manteniamo in buona salute e lo proteggiamo adeguatamente. Credo che i consigli più importanti siano questi:

Quando si vuole ottenere un effetto immunostimolante abbastanza rapido, allo scopo di cercare di attivare il prima possibile le nostre difese antivirali aspecifiche, ogni consiglio dovrebbe essere attentamente personalizzato. Infatti, se una persona si trova in una delle condizioni a rischio come quelle elencate nella Tabella 2, avrebbe probabilmente bisogno di trattamenti immunostimolanti personalizzati che solo il suo medico ha la competenza per dare. Comunque, potendo fare in questo ambito solo un discorso generico, agli adulti e nel periodo più a rischio di infezione consiglio di tener presenti prevalentemente questi consigli generali per cercare di avere un rapido effetto immunostimolante:

Infine, non dimentichiamo che il sistema immunitario è fortemente influenzato dal nostro sistema nervoso centrale (e quindi dagli stress psico-fisici), dalla nostra alimentazione (se sbilanciata, carente e/o inquinata), dal nostro grado di stanchezza o di sedentarietà, dalla presenza di processi infiammatori recidivanti o cronici, dai farmaci che assumiamo e, più in generale, dal grado di tensione con cui viviamo la nostra quotidianità. È su questi fronti che si gioca la nostra capacità difensiva non solo verso il Coronavirus ma verso qualsiasi virus, batterio o germe. Anzi verso qualsiasi malattia! Quindi, è certo che lo stile di vita è essenziale per mantenere normofunzionante il nostro sistema immunitario.

I consigli più comuni per cercare di evitare il contatto diretto con i Coronavirus cinesi sono principalmente questi:

Comunque sia, se negli ultimi 15-20 giorni si sono avuti contatti stretti con persone che poi si sono ammalate di SARS-CoV-2 o con persone sospette per essersi ammalate in futuro e ora si inizia ad accusare dei lievi sintomi respiratori simil-influenzali, oltre a seguire tutti i consigli elencati nei punti precedenti, raccomanderei di:

A tale proposito mi permetto solo di aprire una parentesi sulla febbre. Quando compare una sindrome influenzale nel senso più largo del termine, pare che la preoccupazione oggi più diffusa sia quella di abbassare la temperatura. Questo è un grave errore che può non solo allungare i tempi di malattia, ma in alcuni casi aumentare anche il rischio di complicazioni. Gli Autori di uno studio canadese del 2014 hanno infatti concluso suggerendo che, nel complesso, in una influenza stagionale la soppressione della febbre aumenta il numero previsto di casi di influenza e di decessi negli Stati Uniti del 5% (36). Non dobbiamo infatti dimenticare che la febbre è un nostro importantissimo meccanismo di difesa estremamente utile:

L’utilizzo invece degli antipiretici (paracetamolo) o comunque di un qualsiasi antiinfiammatorio non steroideo (FANS) (37), facilita la trasmissione delle comuni infezioni da germi, perché blocca l’aumento della temperatura e tutti i benefici dei meccanismi di infiammazione che l’organismo attiva nella sede dell’infezione per bloccare e uccidere i germi (38). Pertanto, non è corretto abbassare troppo presto la temperatura, ma bisogna permettere, se non ci sono controindicazioni particolari e se il soggetto la sopporta adeguatamente, che la febbre scenda spontaneamente, dato che questo è il segnale che l’organismo si è immunologicamente rinforzato e che sta vincendo la sua battaglia contro la crescita dei germi. Eventualmente, si può intervenire farmacologicamente con un antipiretico dopo 1-3 giorni di febbre se l’organismo dimostra di non tollerarla o la persona è affetta da qualche patologia preesistente (ovviamente tutte queste scelte vanno concordate con il medico di famiglia). Ricordiamo nuovamente che, come per tutte le infezioni virali, gli antibiotici non servono, ma possono essere prescritti in caso di sovrainfezione batterica, cioè ad esempio nel caso si instauri una complicazione bronchitica o polmonare non virale. In questo periodo iniziale di malattia si possono utilizzare invece tanti ausili naturali e in particolare i trattamenti omeopatici che sono utili non solo per aumentare le nostre difese immunitarie, ma anche per ridurre il rischio di complicazioni, accorciare la durata della malattia e fare in modo che non ci siano ricadute (39). A tale riguardo però bisogna consultare un medico omeopata, perché questa terapia va sempre personalizzata e i trattamenti generici vanno usati solo se non si possono fare quelli personalizzati.

Allo stato attuale, io consiglierei a tutti non di diffondere notizie di paura, bensì di diffondere informazioni costruttive per limitare la diffusione del virus e aumentare le nostre difese immunitarie. Bisognerebbe cioè spiegare alle persone che la prevenzione migliore è quella personalizzata, cioè quella che non va attuata quando c’è un’emergenza, ma che va iniziata molto prima: quando si sta bene! La vera prevenzione delle infezioni virali, anzi di qualsiasi malattia, si attua dal concepimento fino all’ultimo respiro. La vera prevenzione non sarà mai un trattamento di massa, perché nelle terapie generalizzate imposte a tutti ci sarà sempre qualcuno che avrà dei benefici, qualcuno che avrà dei danni e qualcuno che sarà del tutto indifferente al trattamento generico. I nostri Governi forniscono sicuramente molte informazioni sul Coronavirus nei loro siti, ma dovrebbero invitare con più insistenza le persone a consultarli e ancor più dovrebbero invitare la popolazione ad avere un corretto stile di vita. Nel nostro organismo c’è una legge di fisiologia molto importante che ho chiamato così: “Il tutto aiuta la parte” (40). Il nostro corpo, se sta globalmente bene perché noi lo nutriamo adeguatamente e lo rispettiamo con un corretto stile di vita, difende tutte le parti che lo compongono e non ha paura né del Coronavirus né di altre condizioni patogene … ma noi lo nutriamo e lo rispettiamo psico-fisicamente in modo adeguato? Quindi, iniziamo subito a fare qualcosa per impostare correttamente la nostra vita e diventiamo consapevoli che ognuno di noi può sempre fare qualcosa per migliorare la sua situazione. Infatti:

La conoscenza e la consapevolezza comportano una crescita della Persona e la strada per la salute vera parte sempre solo da qui.

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti gratuitamente alla newsletter e riceverai periodicamente i nuovi articoli pubblicati

DISCLAIMER Le informazioni contenute in questo sito sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi energetici di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio del proprio medico in quanto vanno personalizzati. Niente di ciò che viene descritto in questo sito deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. L'Autore non si assume la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall'uso o dal cattivo uso delle informazioni qui contenute.